venerdì 23 febbraio 2018

una evoluzione della banca del tempo libero?

Una evoluzione della banca del tempo libero?
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Ricordo di aver letto - oramai diversi anni fa' - circa l'esistenza di un'organizzazione il cui compito era "capitalizzare" il tempo libero: gli iscritti avrebbero potuto mettere a disposizione parte del proprio tempo accettando incombenze al posto di chi non ne aveva, e reclamare il "credito di tempo" cosi' guadagnato in futuro, quando loro stessi ne avrebbero avuto necessità.

Naturalmente a quel tempo eravamo ancora nella preistoria di internet, dei social e della sharing economy!

Oggi siamo invece in un periodo che forse è corretto paragonare alla "conquista del west" in versione digitale: a chiunque ne abbia la volontà, una qualche competenza ed il tempo sufficiente, bastano pochi mezzi per "colonizzare" ampi spazi completamente vergini, che fino a qualche anno fa' neppure immaginavamo esistessero.
Si tratta infatti della possibilità a basso costo di offrire servizi mirati ad una comunità vastissima, multietnica e multiculturale, rappresentata dalla platea mondiale degli utilizzatori degli smartphones: è la prima volta nella storia dell'umanità che esiste un mezzo di comunicazione non verticalizzato così globalmente diffuso, ed il cui utilizzo è tutto sommato molto economico.

Ultimamente, impressionato per la crescita esponenziale dei prodotti contenuti negli App stores, mi sono spesso chiesto quali "necessità" (di cui già si abbia consapevolezza o meno) non siano ancora soddisfatte da una App specifica, e cioè da un mezzo di contatto economico ed ultrarapido tra chi ha un bisogno e chi i mezzi per soddisfarlo.

Credo pertanto sia arrivato il momento di trasportare il concetto di "banca del tempo" nel cyberspazio, ampliandolo in contesti non previsti dal progetto originale.

Nel 2018 il tempo è una risorsa ancora più limitata rispetto al periodo in cui è nata la banca del tempo; tuttavia - a differenza di allora - la crisi economica, la ristrutturazione del mondo del lavoro e le nuove regole adottate mettono a disposizione una "offerta di personale" ben più ampia e facilmente reclutabile con i mezzi attuali.

Stò pensando ad una specie di "Uber" applicata ai servizi per gli anziani, per le mamme lavoratrici, per i portatori di handicap: a fronte di una necessità più o meno improvvisa ("domattina devo andare all'ASL e non ho chi mi possa accompagnare con un mezzo!", "oggi alle 17 sono trattenuta al lavoro e chi andrà a prendere il bambino dopo la lezione di nuoto?", "ho bisogno di ritirare il bucato in lavanderia ma non posso muovermi perchè ho l'influenza", ecc ecc) ci sono moltissime persone che - per un limitato indennizzo - sono disposte ad utilizzare i propri mezzi ed il proprio tempo libero, arrivando forse perfino a farne quasi un'attività alternativa al posto di lavoro (o comunque integrativa del proprio salario).

L'ho verificato di persona nel piccolo centro dove abito e dove ci conosciamo tutti: in tanti "si danno una mano", spesso gratuitamente, come credo succeda in tutte le piccole comunità.
Ma nei contesti più popolosi, come le città o in aree poco integrate, situazioni simili si verificano più difficilmente.

E allora perchè non creare un portale dove - imitando Uber - ci si scambiano esigenze e disponibilità?
Il vincolo di conoscenza personale - che limita alle piccole realtà una rete di solidarietà - verrebbe a cadere: la serietà di chi presta servizio potrebbe esser garantita dal portale tramite un rating di affidabilità.
La sicurezza della retribuzione da parte del fruitore sarebbe garantita dall'incasso anticipato da parte del portale.
Il costo del servizio sarebbe determinato esclusivamente dall'incontro tra la domanda e l'offerta (ed il portale incasserebbe solo una commissione a pagamento avvenuto).

Le prospettive di sviluppo sono poi molteplici: si potrebbero coinvolgere anche enti pubblici, soprattutto se ad usufruire del servizio sono anziani o categorie protette, i quali potrebbero addirittura elargire un certo numero di voucher gratuiti agli indigenti o a chi si decide di aiutare, invece di creare servizi permanenti ad hoc - magari usati di rado - con costi sicuramente superiori.

Certo questa è solo un'idea di partenza.
Il successo di un'operazione dipende da moltissimi fattori quali la capacità di creare un portale funzionale, la diffusione dell'informazione sulla sua esistenza, la capacità di selezionare fornitori di servizi affidabili che sarebbe ricambiata dalla fiducia del pubblico dei fruitori, la capacità di coinvolgere la struttura pubblica convincendola ad aderire ad un progetto privato.

Il sasso comunque è lanciato e chiunque arriverà a creare un servizio di questo genere ci lascierà tutti "più ricchi" di tempo (oltre a farci risparmiare denaro!)


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