giovedì 5 aprile 2029

Elenco progetti.


2020  La frequenza dei numeri palindromi nelle diverse basi (numerazione binaria, terziaria,.. decimale, esadecimale)


                Espansioni in uno spazio ad N dimensioni

                Le linee rosse del sistema solare in un prossimo futuro

2018        Una evoluzione della banca del tempo libero?

2015        Evoluzione ed interpretazione equazione del 1997

                Progetto biblioteca personale integrabile con e-books

2010        Progetto di un musical sulla falsariga di Jesus Christ Superstar come critica alla religione ed alla nostra società


2008:       un algoritmo di compressione video specifico per video-chiamate.

1997        Progetto wikipedia: perchè non è nato da un'iniziativa italiana?

1997        Giocare con un dado in diverse dimensioni

1983        Gli pseudo-solidi

1983        La geometria metropolitana

1979        Ricorrenze nei decimali di una divisione reiterata

1978:       Un raggio di luce “gira” intorno al sole …in 21 giorni e 12 ore!

venerdì 14 febbraio 2020

La frequenza dei numeri palindromi nelle diverse basi (numerazione binaria, terziaria,.. decimale, esadecimale)

Ho fatto uno errore! :-(     Ma posso rimediare :-)

In precedenza avevo erroneamente affermato che la frequenza relativa dei numeri palindromi a base dieci rispetto al totale dei numeri decimali rimane costante al 10%, indipendentemente dal numero di posizioni preso in esame ed a differenza di quanto accade qualora si considerino i palindromi nella numerazione binaria (la cui frequenza si dimezza ogni volta che vengono aggiunte due posizioni).

NB: con posizioni intendo la "lunghezza" di un numero: 10 si scrive in due spazi quindi 2 posizioni, 12300 in 5 spazi quindi 5 posizioni.

numerazione a base binaria (0 e 1 soltanto)   
2 posizioni    3 posizioni 
      10                 110         numeri non palindromi
      11                 101         numeri palindromi

numerazione a base decimale (da 0 a 9)
2 posizioni    3 posizioni
   43                 280          numeri non palindromi
   44                 454          numeri palindromi


totale numeri binari che possono esser scritti in 2 posizioni: 2  (10 e 11)
totale numeri binari che possono esser scritti in 3 posizioni: 4  (100, 101, 110 e 111)
totale numeri decimali che possono esser scritti in 2 posizioni: 90 (da 10 a 99)
totale numeri decimali che possono esser scritti in 3 posizioni: 900 (da 100 a 999)

Come il "tacchino induttivista" di Bertrand Russell, ho confidato che quanto verificato per un sottoinsieme di numeri valesse anche per l'insieme cui appartiene: è un errore di induzione, che mi da modo di raccontarvi qualcosa su come funziona la scienza e sulla sua attendibilità.
Nella favoletta di Russell, un tacchino viene portato in una nuova fattoria dove il cibo è distribuito ogni mattina alle 8:30.
Il tacchino è un tipo scrupoloso, aspetta sei mesi prima di decidersi ad affermare con sicurezza: "in questa fattoria mi danno da mangiare tutti i giorni della settimana alle 8:30".
Il poveretto non poteva sapere che proprio l'indomani, il giorno del ringraziamento, invece di ricevere cibo alla stessa ora gli sarebbe stato tirato il collo.

Verso la metà dello scorso secolo Karl Popper, filosofo della scienza, aveva individuato il punto debole del metodo scientifico.
Per quanti esperimenti si possano eseguire, sosteneva, non potrà mai esser raggiunta la certezza che un ulteriore esperimento non smentisca una teoria fino a quel momento verificata.
Intendeva cioè affermare che il metodo sperimentale possa soltanto invalidare una teoria, non dichiararla vera per sempre.
Unica eccezione è l'applicazione del metodo deduttivo, quello utilizzato nella dimostrazione dei teoremi matematici.
Ho già trattato questo argomento nel mio post su Bruno de Finetti (https://davidemolinapersonale.blogspot.com/2019/10/probabilita-certezza-ed-affidabilita.html).

Veniamo ora al mio errore ed alle sue cause.

Conteggiare la frequenza dei numeri palindromi in base binaria fino a 9 posizioni ha richiesto l'osservazione di 511 numeri binari.
Trovato il numero di palindromi corrispondenti a ciascuna delle posizioni da 2 a 9, e rapportatolo al totale dei numeri di ognuna, ottenni questa serie: 1/2 (2 posizioni), 1/2 (3 posizioni), 1/4 (4 posizioni), 1/4 (5 posizioni), 1/8 (6 posizioni), 1/8 (7 posizioni), 1/16 (8 posizioni), 1/16 (9 posizioni).
Ad ogni aumento di 2 posizioni, la frequenza dei palindromi sul totale si dimezza.  Avevo così ricavato la regola (già enunciata nel post precedente):
"partendo da 2 posizioni, dove osserviamo il 50% di numeri palindromi sul totale, abbiamo un dimezzamento della loro frequenza ogni volta che si aggiungono 2 posizioni".

Volevo poi capire cosa succedesse passando alla serie numerica con base decimale.
Immediatamente mi sono scontrato con la crescita esponenziale dei numeri da esaminare nella ricerca dei palindromi all'aumentare del numero di posizioni: l'osservazione dei numeri che si possono scrivere con 3 posizioni richiede l'analisi di un migliaio di essi (contro gli 8 se consideriamo la base binaria); proseguire l'indagine con i numeri a 4 posizioni significa esaminarne quasi 10.000.
Per questa ragione, relativamente ai decimali, mi ero fermato alla ricerca dei palindromi che si possono scrivere occupando fino a 3 posizioni, ed ho ottenuto le frequenze di 1/10 (2 posizioni) ed ancora di 1/10 (3 posizioni).
L'errore è stato pensare che tale frequenza valesse anche per un numero di posizioni maggiore: ho "indotto" che la regola riscontrata si potesse estendere a qualsiasi numero di posizioni.

Ma non è così.

Come mi sono accorto dell'errore?
Al termine del post precedente mi chiedevo quale fosse l'andamento delle frequenze nel caso di numeri palindromi espressi in notazione esadecimale (quella utilizzata dai sistemi operativi dei PC).
Non mi tornava il fatto che il sistema decimale dovesse avere qualcosa di speciale,  di "definitivo" (la frequenza sempre pari a 1/10), a differenza di quanto capitava usando il sistema binario: cosa sarebbe allora successo considerando le serie di numeri in base maggiore di 10?

Trattare numeri a base 11 richiede l'analisi di insiemi di numeri ancora più grandi di quelli necessari per i decimali.
Ho allora deciso di verificare cosa succeda nei sistemi a base intermedia: da 3 (sistema terziario) fino al 9 (sistema novenario).
In un foglio di excel ho creato una tabella con 1024 righe le cui colonne sono costituite dalle numerazioni nelle basi da 2 fino a 10.
Ho così potuto verificare che uno schema delle frequenze simile a quello rilevato per i palindromi binari (diminuzione dei valori percentuali delle frequenze di numeri palindromi ogni volta che aumenta di due unità il numero delle posizioni) lo si ritrova in tutte le numerazioni, anche se ad un "ritmo" diverso.

Ho ricavato - per ogni numero di posizioni - il totale dei numeri che sia possibile scriverci all'interno (con due posizioni, nel caso del sistema decimale possiamo scrivere i numeri da 10 a 99, e cioè 90 numeri); ecco la formula utilizzata:

      base del sistema numerico ^ numero di posizioni - base del sistema numerico ^ (numero di posizioni - 1)

che si può scrivere sinteticamente come:       B ^ N - B ^ (N - 1)

Ho poi contato quanti numeri palindromi si trovino per ogni numero di posizioni in ogni tipo di numerazione.
Rapportando infine questo numero sul valore calcolato B ^ N - B ^ (N - 1) ottengo la frequenza (dato un numero di posizioni, calcolo la percentuale di numeri palindromi sul totale dei numeri che si possono scrivere in quelle posizioni) .
Dal risultato ottenuto empiricamente (vedi immagine qui in fondo) ho ricavato la seguente formula che mi restituisce, per un sistema numerico a base B, la percentuale di palindromi P sul totale dei numeri che si possono scrivere in N posizioni:

                                                  1                                    
P =   -------------------------------------------------------------------------  
         base del sistema numerico ^| numero di posizioni / 2 |

                                                                              


                                                                           1
scritto in maniera più sintetica:     P =   ------------
                                                                    B ^ |N/2|

dove con |N/2| si intende solo la parte intera del risultato della divisione.


Difficile? No!!!!!!!

Mettiamolo in pratica:

caso 1:  quanti numeri binari palindromi ci sono tra i numeri binari che si possono scrivere in 7 posizioni (tipo "1011011" per intenderci)?
         R:  7:2 = 3,5   prendiamo il 3 (la parte intera del risultato) e lo utilizziamo come esponente della base della numerazione binaria, che è 2
               2^3 = 8     e lo mettiamo come denominatore della nostra frazione cui numeratore abbiamo detto essere l'unità:  1/8
               Un ottavo è la frequenza dei numeri palindromi binari che si possono scrivere in 7 posizioni.

caso 2: quanti numeri ottali palindromi ci sono tra i numeri che si possono scrivere in 4 posizioni (tipo "5821" per intenderci)?
         R:  4:2 = 2  cioè prendiamo il numero di posizioni e lo dividiamo per due, ed il risultato lo usiamo come esponente della base 8
              8^2 = 64   usiamo il numero ottenuto come denominatore della frazione che ha l'unità al numeratore:  1/64

caso 3: quanti numeri esadecimali palindromi ci sono tra i numeri che si possono scrivere in 3 posizioni (tipo "5F8" per intenderci)?
         R:  3:2 = 1,5   prendiamo 1 (la parte intera) e lo usiamo come esponente della base 16
              16^1 = 16   usiamo il numero ottenuto come denominatore della frazione che ha l'unità al numeratore:  1/16


L'altra domanda che mi ero posto riguardava la frequenza dei numeri palindromi nelle diverse basi indipendentemente dal numero di posizioni: nei primi 1000 numeri ci sono più palindromi nella numerazione a base binaria od in quella a base decimale?
Per comodità di calcolo consideriamo i primi 1024 numeri (2^10) e vediamo quanti palindromi binari e quanti decimali ci sono nell'intervallo.
I palindromi binari nei primi 1024 numeri sono 93; quelli decimali sono 90 fino a "999" cui dobbiamo aggiungere il "1001", dunque in totale sono+1=91.
La differenza con i binari non è grande (91 su 93) a lieve vantaggio dei binari.


martedì 25 settembre 2018

Una riflessione sull’articolo di Andrea Daniele Signorelli “Quanto è intelligente un’intelligenza artificiale? Lo scoprirà DeepMind” apparso su La Stampa il 15/8/18.

Una riflessione sull’articolo di Andrea Daniele Signorelli “Quanto è intelligente un’intelligenza artificiale? Lo scoprirà DeepMind” apparso su La Stampa il 15/8/18.

Gentile direttore,
uno dei rischi che si assume una testata giornalistica come la sua è quello di diffondere notizie non corrispondenti a verità, prestandosi - seppur inconsapevolmente - ad esser usata come “gran cassa” non solo di “fake news” (contro le quali iniziano ad esser operativi strumenti informatici specifici che permettono di circoscriverne la fonte), ma pure di “bias” (letteralmente questo termine si traduce con “pregiudizi”) nel senso che mi appresto a spiegarle.

Spesso i cosiddetti bias si manifestano come “verità” dai contorni non ben definiti, e quindi adattabili all’interpretazione personale - cioè all’opinione - di chi scrive l’articolo.

Mi sono deciso a mandarle questa mia riflessione dopo aver letto il pezzo di A.D.Signorelli che tratta di IA (Intelligenza Artificiale) e di come misurarne il grado di “intelligenza” raggiunto.

La notizia corretta che il giornalista cerca di trasmettere è che DeepMind (Google) ha provato a definire un protocollo standard per misurare il grado di adattabilità di una IA ad un contesto generale.
Nel testo dell’articolo questa capacità è indicata - dal giornalista o dalla fonte - come “intelligenza”.
È da sottolineare che tra gli addetti ai lavori non c’è consenso unanime sul significato di questo termine: ad esempio Max Tegmark, fondatore del “Future of life Institute” (ed autore del saggio “Vita 3.0, essere umani nell’era dell’IA”), definisce “intelligenza” la capacità di realizzare fini complessi, smarcandosi così da un contesto troppo antropocentrico.

Già oggi esistono numerose IA che, addestrate da learners specifici su grandi quantità di dati (big data), superano le capacità “umane”, ma solo in determinati contesti, quali ad esempio vincere a scacchi (Deep Blue) a Go (alphaGO), a Jeopardy (IBM Watson) o - con risultati non sempre brillanti - in ambito finanziario.
Presto riusciranno altrettanto bene in compiti complessi come guidare un veicolo nel traffico: la tecnologia dell’auto a guida completamente autonoma è già disponibile come sappiamo dai media, tuttavia devono esser risolti problemi “etici” (in caso di situazioni impreviste che coinvolgano passeggeri e persone terze, l’IA potrebbe esser costretta a scegliere chi tutelare) e “legali” (di chi è la responsabilità in caso di incidenti?) per una omologazione sulle nostre strade.

Gli esempi appena citati sono tutti relativi ad IA definite “a intelligenza ristretta”, e cioè capaci di raggiungere un insieme limitato di fini.

Una IA che vinca a Go contro un campione umano è stata creata ed addestrata con uno specifico learner per portare a termine questo compito, non ad esempio vincere a scacchi: Alpha zero, una versione modificata di AlphaGo, è “diventata” campione di scacchi solo in seguito ad una sessione di deep learning specifico che l’ha ricondizionata (ed ora è finalizzata al gioco degli scacchi e non a quello del Go)

Invece una cosiddetta IAG, che sia cioè utilizzabile in tutti i contesti (dove G sta per “general”), pur con capacità inferiori a quelle umane, non è ancora stata creata ed è oggetto di ricerche in tutto il mondo (cfr “L’algoritmo definitivo” di Pedro Domingos)

Altro grande limite delle IA attualmente esistenti è costituito dal fatto che “non sanno ancora imparare da sole” (autonomia del processo di apprendimento): anche se non comprendiamo del tutto il funzionamento dei deep learners, siamo comunque noi umani a programmarli e quindi in ultima analisi ad “insegnare” alle IA.
Il passaggio chiave ad IA di ordine superiore consisterà proprio nel superamento di questo limite: da “intelligenza ristretta” ad “intelligenza generale” definita da Tegmark come “la capacità di raggiungere qualsiasi fine, compreso l’apprendimento”.

La forzatura del suo giornalista sta invece nell’ultimo paragrafo: è un vero concentrato di banalità e pregiudizi che squalifica il valore dell’informazione contenuta nell’intero testo precedente.

I Bias sono qui relativi all’attualissimo dibattito all’interno della comunità scientifica relativo ai problemi di sicurezza connessi al futuro sviluppo di IAG di livello “umano” e “super intelligenza”, cioè AI che sappiano adattarsi alla maggior parte dei contesti e che grazie ai learners (che in una fase successiva le IAG potrebbero creare autonomamente) sviluppino rapidamente competenze superiori a quelle degli esseri umani, presumibilmente incomprensibili per il nostro intelletto limitato.

La favoletta dei robot intelligenti che si ribellano ai propri creatori - richiamata nell’articolo - continua a funzionare dal punto di vista giornalistico per la presa che ha sul pubblico, ma basta un poco di ragionamento logico per sfatare questa moderna leggenda metropolitana: 
perché mai una AI di alto livello dovrebbe volersi “incarnare” in un robot, imponendosi da sola vincoli spaziali potenzialmente pericolosi per la sua stessa sopravvivenza?
Una IA non ha bisogno di un luogo fisico delimitato (robot, cyborg o quant’altro): è infatti costituita da informazione (un algoritmo) che può risiedere ovunque nel cloud e replicarsi innumerevoli volte in ogni luogo dove esista un computer connesso con internet. E sempre tramite la rete interagire con dispositivi meccanici e/o esseri umani fisicamente collocati ovunque nel mondo.
Il raggio d’azione sarebbe ben più ampio di quello di un semplice robot!

Piuttosto società integrate come le nostre potrebbero risultare facile preda di una IA malevola: dotata di capacità che superano le nostre in ogni campo, non le sarebbe difficile dominarci e manipolarci senza  consapevolezza da parte nostra (come d’altronde l’uomo ha prevalso su predatori fisicamente più forti ma con un’intelligenza meno flessibile)

Tuttavia perché mai una IA dovrebbe esser malevola? 
Ancora una volta pecchiamo di antropocentrismo! 

Piuttosto una IA potrebbe “fare del male” alla nostra specie (umana) qualora i suoi fini fossero (o divenissero) divergenti rispetto ai nostri.
Fini che potrebbero esserle stati assegnati da persone fisiche (un dittatore, un errore di logica nella programmazione come nel famoso caso di HAL9000, un esperimento mal
pianificato come a Chernobyl) oppure risultato di una mutazione rispetto a quelli originali determinata dalla stessa IA, una volta che abbia acquisito la capacità di apprendimento autonoma: del resto anche noi umani nel corso della storia abbiamo cambiato spesso i nostri fini adattandoli ai nuovi valori delle nostre società in evoluzione.

Nella progettazione di una diga non ci si preoccupa della sorte di un formicaio: così una IA “super umana” potrebbe causare danni all’umanità (ad esempio utilizzando gran parte delle risorse energetiche, idriche e materie prime del nostro pianeta) per il perseguimento di un fine “superiore” in conflitto con la nostra esistenza.
(Anche le bombe H in un certo senso perseguono un fine simile, ma sono incapaci di autonomia: i droni guidati da una IA che sceglie in autonomia i propri bersagli - già progettati sulla carta - invece si).

A questo punto dobbiamo parlare di concetti complessi come “consapevolezza“ e “coscienza” e chiederci se siano abbastanza universali da potersi applicare ad intelligenze artificiali che sicuramente seguiranno un percorso evolutivo diverso da quello che ci ha portati a divenire l’attuale specie dominante.

L’auto a guida autonoma che trova improvvisamente sul suo percorso un pedone e non ha possibilità di rallentare evitando la collisione deve sacrificare il conducente uscendo di strada oppure la vita della persona investita? Fa differenza se si tratti di un adulto o di un bambino? Un bianco o un nero? Un conducente ubriaco o sobrio?
Sono domande difficili cui tuttavia dobbiamo saper rispondere oggi MENTRE vengono creati i presupposti tecnologici alle future AI

La sfida è quindi programmare oggi il nostro futuro: le IA saranno sempre più importanti perché rappresentano una soluzione efficiente per l’evoluzione. 
Prima o poi avranno abbastanza autonomia e potere per imporsi fini che possono cambiare con il tempo.
Dobbiamo oggi individuare fini allineati con i nostri e trovare un modo per evitare lo sviluppo di IA con fini divergenti (concordare tutti quanti una specie di moratoria come quella che ha funzionato abbastanza bene con le armi chimiche e biologiche)

Per ultima cosa vorrei evidenziare un aspetto che la tocca da vicino in quanto parte in causa: I rapporti tra stampa e la comunità scientifica che si interroga sulla sicurezza nello sviluppo di AIG si sono da tempo deteriorati a causa di frequenti fraintendimenti (tipo quelli appena evidenziati). Spesso i giornalisti, privi di una cultura specialistica, estraggono frasi ad effetto da contesti specifici, travisandone cosi il significato originale.

Basti pensare che in occasione della prima conferenza sulla sicurezza nello sviluppo futuro di IA (AI safety conference Portorico 2015) la più grossa preoccupazione per gli organizzatori è stata quella di “non richiamare l’attenzione della stampa” (sic) evitando di usare nei titoli delle singole conferenze termini che potrebbero esser “accattivanti” per il pubblico.

Un’altra leggenda è che Elon Musk, Stephen Hawking ed altri mostri sacri sarebbero contrari allo sviluppo di IA di livello superiore perché temono un asservimento (riduzione in schiavitù) della stirpe umana: in realtà non hanno affermato nulla di più di quanto ho cercato fin qui di spiegare.
Dobbiamo interrogarci OGGI su quello che vogliamo siano le IA di domani: cercare soluzioni PRIMA che le IAG siano realizzare affinché i nostri fini ed i loro siano sempre convergenti.
Siamo noi gli artefici del nostro futuro e l’eventuale estinzione della stirpe umana (con la perdita definitiva della nostra “dote cosmica”, vedi sull’argomento la già citata “Vita 3.0” di Max Tegmark) non sarà dovuta a cause esterne come l’improvvisa comparsa di una IA malevola, ma a scelte nefaste operate da uomini che, per un vantaggio di breve periodo, un errore od un atto folle, comprometteranno il nostro futuro come specie.

Nulla di diverso rispetto a quanto è successo con l’energia atomica: nessun componente della comunità scientifica ha mai auspicato lo stop agli studi sulla struttura dell’atomo, ma molti si sono opposti all’utilizzo del know how acquisito per la realizzazione delle bombe A ed H (interessante trovare tra i loro nomi parecchi scienziati tedeschi che operavano sotto la dittatura di Hitler e che, assumendosi notevoli rischi personali, hanno attuato una sorta di moratoria rallentando lo sviluppo di un ordigno nazista)

Mi farebbe piacere proseguire questo dialogo a distanza con Lei, per email o altro mezzo, e sapere la sua opinione in merito 

Cordiali saluti

Davide Molina

venerdì 23 febbraio 2018

una evoluzione della banca del tempo libero?

Una evoluzione della banca del tempo libero?
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Ricordo di aver letto - oramai diversi anni fa' - circa l'esistenza di un'organizzazione il cui compito era "capitalizzare" il tempo libero: gli iscritti avrebbero potuto mettere a disposizione parte del proprio tempo accettando incombenze al posto di chi non ne aveva, e reclamare il "credito di tempo" cosi' guadagnato in futuro, quando loro stessi ne avrebbero avuto necessità.

Naturalmente a quel tempo eravamo ancora nella preistoria di internet, dei social e della sharing economy!

Oggi siamo invece in un periodo che forse è corretto paragonare alla "conquista del west" in versione digitale: a chiunque ne abbia la volontà, una qualche competenza ed il tempo sufficiente, bastano pochi mezzi per "colonizzare" ampi spazi completamente vergini, che fino a qualche anno fa' neppure immaginavamo esistessero.
Si tratta infatti della possibilità a basso costo di offrire servizi mirati ad una comunità vastissima, multietnica e multiculturale, rappresentata dalla platea mondiale degli utilizzatori degli smartphones: è la prima volta nella storia dell'umanità che esiste un mezzo di comunicazione non verticalizzato così globalmente diffuso, ed il cui utilizzo è tutto sommato molto economico.

Ultimamente, impressionato per la crescita esponenziale dei prodotti contenuti negli App stores, mi sono spesso chiesto quali "necessità" (di cui già si abbia consapevolezza o meno) non siano ancora soddisfatte da una App specifica, e cioè da un mezzo di contatto economico ed ultrarapido tra chi ha un bisogno e chi i mezzi per soddisfarlo.

Credo pertanto sia arrivato il momento di trasportare il concetto di "banca del tempo" nel cyberspazio, ampliandolo in contesti non previsti dal progetto originale.

Nel 2018 il tempo è una risorsa ancora più limitata rispetto al periodo in cui è nata la banca del tempo; tuttavia - a differenza di allora - la crisi economica, la ristrutturazione del mondo del lavoro e le nuove regole adottate mettono a disposizione una "offerta di personale" ben più ampia e facilmente reclutabile con i mezzi attuali.

Stò pensando ad una specie di "Uber" applicata ai servizi per gli anziani, per le mamme lavoratrici, per i portatori di handicap: a fronte di una necessità più o meno improvvisa ("domattina devo andare all'ASL e non ho chi mi possa accompagnare con un mezzo!", "oggi alle 17 sono trattenuta al lavoro e chi andrà a prendere il bambino dopo la lezione di nuoto?", "ho bisogno di ritirare il bucato in lavanderia ma non posso muovermi perchè ho l'influenza", ecc ecc) ci sono moltissime persone che - per un limitato indennizzo - sono disposte ad utilizzare i propri mezzi ed il proprio tempo libero, arrivando forse perfino a farne quasi un'attività alternativa al posto di lavoro (o comunque integrativa del proprio salario).

L'ho verificato di persona nel piccolo centro dove abito e dove ci conosciamo tutti: in tanti "si danno una mano", spesso gratuitamente, come credo succeda in tutte le piccole comunità.
Ma nei contesti più popolosi, come le città o in aree poco integrate, situazioni simili si verificano più difficilmente.

E allora perchè non creare un portale dove - imitando Uber - ci si scambiano esigenze e disponibilità?
Il vincolo di conoscenza personale - che limita alle piccole realtà una rete di solidarietà - verrebbe a cadere: la serietà di chi presta servizio potrebbe esser garantita dal portale tramite un rating di affidabilità.
La sicurezza della retribuzione da parte del fruitore sarebbe garantita dall'incasso anticipato da parte del portale.
Il costo del servizio sarebbe determinato esclusivamente dall'incontro tra la domanda e l'offerta (ed il portale incasserebbe solo una commissione a pagamento avvenuto).

Le prospettive di sviluppo sono poi molteplici: si potrebbero coinvolgere anche enti pubblici, soprattutto se ad usufruire del servizio sono anziani o categorie protette, i quali potrebbero addirittura elargire un certo numero di voucher gratuiti agli indigenti o a chi si decide di aiutare, invece di creare servizi permanenti ad hoc - magari usati di rado - con costi sicuramente superiori.

Certo questa è solo un'idea di partenza.
Il successo di un'operazione dipende da moltissimi fattori quali la capacità di creare un portale funzionale, la diffusione dell'informazione sulla sua esistenza, la capacità di selezionare fornitori di servizi affidabili che sarebbe ricambiata dalla fiducia del pubblico dei fruitori, la capacità di coinvolgere la struttura pubblica convincendola ad aderire ad un progetto privato.

Il sasso comunque è lanciato e chiunque arriverà a creare un servizio di questo genere ci lascierà tutti "più ricchi" di tempo (oltre a farci risparmiare denaro!)


lunedì 6 settembre 2010

Progetto di un musical sulla falsariga di Jesus Christ Superstar come critica alla religione ed alla nostra società

Progetto di un musical sulla falsariga di Jesus Christ Superstar come critica alla religione ed alla nostra società

Progetto del musical "AFGHANISTAN 2009": un uomo, dopo la propria morte, viene di proposito trasformato in dio da un altro uomo con lo scopo di salvare, trasformandola, la cultura dominante del proprio tempo: è già successo 2000 anni fa’, potrebbe succedere ancora oggi?

L'ipotesi di base che fa da struttura al soggetto è che l'apostolo Paolo abbia creato un mito basandosi su una storia probabilmente vera di un mistico
Tuttavia

Premesse:
La situazione politica, economica e sociale dell’Afghanistan dei primi anni 2000 presenta analogie molto forti con la Palestina dell'anno zero: occupazione militare da parte di una superpotenza (ieri Roma oggi gli USA), arretratezza rispetto alla cultura del paese dominante, divisioni politico religiose legate alla struttura della società contadina organizzata in clan in costante lotta fra di loro per il controllo del territorio (e per questo ben disponibili a giri di alleanze di comodo), mancanza di un vero e proprio potere centrale che faccia da collante all’unità nazionale.

Il significato del soggetto qui di seguito sviluppato si presta volutamente a due interpretazioni:
1) una visione materialistica: il forte stress causato da una guerra che continua a colpire lo stesso popolo da un tempo lunghissimo insieme alla sfiducia in una soluzione politica del conflitto spingono la popolazione a guardare verso i valori tradizionali alla ricerca di un periodo nella propria storia di pace e prosperità (l’età dell’oro).  La religione – o meglio una sua nuova interpretazione – risponde a tale bisogno determinando da un lato l’aumento del fondamentalismo (dogmatismo) e dall’altro la nascita di nuove interpretazioni “eretiche” dei testi sacri.
Un processo casuale potrebbe portare una piccola comunità a trovare un modello di comportamento innovativo
2) Una visione religiosa: se oggi Dio volesse incarnarsi in un uomo come fece in Palestina 2000 anni fa’, forse sceglierebbe proprio un abitante di una valle di questo paese così travagliato e diviso per portare un messaggio di pace universale.

La trama:
è la storia di un afghano qualunque, sovrapponibile per mezzo di analogie a quella di Gesù, che permettano una visione volutamente duplice:
- i credenti lo interpretano come un messaggio di pace e tolleranza da opporre alla visione “Fallaci style” che è stata molto popolare nella nostra società. L’Afghanistan non è un nemico medievale contro cui combattere, l’Islam non è una religione i cui principi negano la re opposizione alla nostra ma come un gruppo di uomini che merita il nostro rispetto.  Non si tratta solo di promuovere la tolleranza ma di qualcosa di più: il cristiano si deve chiedere sinceramente se per caso oggi Dio non avesse voluto incarnarsi in un povero che predica un’altra religione e per questo venga ancora una volta perseguitato ed ucciso con un ribaltamento di prospettiva (in fondo Gesù è stato ucciso dal popolo eletto).
- Per tutti gli altri un messaggio più raffinato: dopo la morte del nuovo Gesù per mano dei soldati dell’esercito di occupazione abilmente pilotati dal potere locale, l’operato del novello Paolo - un soldato americano che interpreta i fatti con lo schermo della cultura occidentale - dimostra quanto sia facile per una persona colta e determinata manipolare la vita di un uomo semplice con un pensiero semplice e creare una filosofia universale che a posteriori venga a questi attribuita fino a donargli un’essenza divina mai da lui pretesa in vita (così operò San Paolo con Gesù).

Partiamo da un parallelo tra la vita in Palestina del periodo romano e la travagliata storia dell’Afghanistan.
Un giovane della piccola borghesia (figlio di una famiglia di artigiani ben integrata nella società afghana) che ha avuto accesso all’unica istruzione disponibile (lo stato latita, dunque le scuole religiose – le madrasse – sono il solo veicolo di istruzione, come lo erano un tempo le sinagoghe) recepisce il cambiamento nella scala di valori dei bisogni del proprio popolo e propone una lettura alternativa (diremmo eretica) dei testi sacri dell’Islam.
Il precipitare della situazione politico militare della sua valle, unitamente al suo rifiuto di integrarsi in un gruppo di combattenti o di emigrare abbandonando la scuola come hanno scelto, spinti dagli stessi insegnanti, i suoi compagni, fa’ si che si trovi in un ambiente isolato dove i soli interlocutori siano coloro che per diversi motivi sono costretti a restare;
anziani, religiosi, artigiani legati alle sorti delle proprie botteghe, ma soprattutto i più poveri, esclusi dalle attività produttive perché presentano handicap di natura fisica o psichica.

L’Afghanistan di oggi è molto simile alla Palestina di circa 2000 anni fa.
Forte intreccio del potere religioso e temporale, economia arretrata, numerose etnie bellicose sempre in guerra tra di loro, la religione che supplisce lo stato nello svolgere la funzione educativa, distanza fisica e culturale dalle nazioni più sviluppate.
Occupazione militare da parte di uno stato-organismo internazionale lontano, che “parla” una cultura profondamente diversa, non comprensibile e dunque non condivisa dai valori comuni degli abitanti.: la derivante incomprensione reciproca causa sospetto,  bellicosità e repressione.
In una tale situazione di crisi, l’esistente Stato sovrano (autorità politica autoctona) è del tutto impotente.

Palestina: le legioni Romane (anch’esse costituite da una coalizione di militari degli stati dominati dall’impero) impongono la pax romana e con le tasse opprimono l’economia locale creandosi il risentimento di tutte le classi sociali. Le autorità imperiali cercano di “esportare” il modello imperiale-romano, in senso politico ed economico.

Afghanistan: la coalizione occidentale (governata in primo luogo dagli USA,  ma cui partecipano anche altri paesi quali l’Italia che comunque condividono il modello politico della democrazia rappresentativa, dell’economia di mercato e della laicità dello stato) impone la pax americana con la forza militare mentre le aziende occidentali impegnate nella ricostruzione soffocano l’economia rurale del paese con la forza dei propri investimenti.

Palestina: il potere temporale centrale dello stato è un guscio vuoto: privo di un reale controllo sul territorio da realizzarsi con un esercito ed un organismo di polizia (i romani hanno il monopolio delle armi) deve la sua legittimazione all’appoggio politico delle fazioni religiose ed alla “protezione” militare dell’esercito imperiale.

Afghanistan: prima e dopo il regime dei talebani, il potere centrale dipende dalla legittimazione delle comunità dei clan dove religione e potere si fondono in un tutt’uno.
Erode (re solo di nome ma di fatto burattino dei romani) non e’ diverso dal Karzai che vince le elezioni organizzando brogli nonostante la presunta garanzia di imparzialità rappresentata dalle truppe dell’Onu.

Le divisioni del territorio e delle genti (samaritani, galilei, ecc.) che abitavano la Palestina ricordano le odierne divisioni del popolo afghano in 9 etnie.
Le gerarchie religiose (i grandi sacerdoti quali Caifa e Hanna) sopravvivevano attuando un complesso gioco politico con gli occupanti; oggi l’Islam definito dai mezzi di informazione come “moderato” cerca di usare la coalizione per vincere una guerra di religione tra le diverse fazioni.

Gesù (forse si chiamava così, o forse in un altro modo; forse era una donna o un’intera comunità) è stato in realtà un modello che ha mostrato un modo di vivere diverso rispetto ai valori condivisi dalla società del tempo.
Il suo “modello di comportamento” ha dato risposte migliori alle domande esistenziali che si ponevano gli individui che vivevano in quel luogo ed in quel tempo,  rispetto a quelle offerte dalla casta religiosa dominante (i Farisei definiti “sepolcri imbiancati” ma di fatto integralisti dogmatici che interpretando alla lettera il Libro non vorrebbero salvare chi cade nel pozzo di sabato), alla politica (riservata solo agli eruditi e quindi ai ricchi) ed a quel gruppo di disperati che vedevano nell’occupazione romana la causa dei disagi provocati invece dal collasso di una civiltà primitiva in procinto di soccombere allo scontro con una tecnologicamente più evoluta (si tratta degli Zeloti, rivoluzionari che vogliono realizzare una teocrazia con una lotta insurrezionale che ha per obiettivo prima che i romani gli stessi israeliti “collaborazionisti” – paragone con la lotta delle BR i cui obiettivi, prima ancora dello stato italiano, sono coloro che ritengono traditori, e cioè sindacalisti e uomini del psi).
Giuda è stato “arruolato” dagli Zeloti: la delusione di non poter vedere la situazione cambiata l’ha spinto verso l’estremismo (ottimo il quadro di JCSS)
Forse la religiosità è qualcosa di aggiunto in un secondo tempo (da Paolo – il futuro San Paolo - che da una posizione di vantaggio – era cittadino romano istruito – ha vinto la guerra di religione dei nuovi messia della palestina ed ha permesso al modello occidentale, incarnato all’epoca dall’impero romano, di sopravvivere per altri 2000 anni liberandosi di una religiosità pagana retrograda e facilmente smentibile.

Al tempo di Gesù la scuola (l’istruzione) era religiosa perché lo stato non aveva le risorse per rispondere a questa necessità del popolo.  La religione era una risposta alla domanda di servizi che lo stato non riusciva a soddisfare.
Col tempo la “temporalizzazione” della giustizia, della scuola, della previdenza sociale, dell’anagrafe ha costituito il moderno stato centralizzato e laico dove alla religione è lasciata una nicchia non ancora occupata dalla scienza.

Il Gesù islamico di oggi vive in in una vallata remota dell’Afghanistan o delle regioni più rurali del Pakistan (per gli abitanti di queste regioni, i confini tra gli stati riconosciuti dall’ONU non hanno significato)
In maniera del tutto casuale, la comunità di disadattati che ha raccolto intorno a sé ha realizzato un modello di comportamento innovativo per le popolazioni islamiche e così può dare il via ad un modello di sviluppo alternativo a quello occidentale (la favolosa “alternativa asiatica” che è stata per Tizano Terzani il sacro graal alla cui ricerca infruttuosa ha dedicato la vita); per perfezionarsi e definirsi in maniera strutturata, sono comunque necessari tempi lunghi, oltre la vita di chi è stato “il primo motore”.
Un soldato della forza internazionale, venuto a contatto con questo nuovo “pensiero”, provvederà a raffinarlo con la propria cultura occidentale e alla fine salvare il pensiero occidentale dal proprio tramonto come ha fatto il greco Paolo.

Per tornare alla nostra narrazione, ecco il canovaccio:
- Ahmed nasce da una famiglia borghese di etnia Pasthun nella valle del Panshir.  Ha molti fratelli e sorelle ed è ben integrato nella società rurale.  Il padre è artigiano quindi ha mezzi economici che evitano ad Ahmed di trasformarsi in contadino appena in grado di imbracciare una zappa.
- Vive nella zona controllata dal leone del Panshir: gli anziani ricordano la guerra dei mujahidin contro i Russi che ha unificato le varie etnie contro un nemico esterno (le tribù del popolo di israele contro l’egitto - inghilterra o contro i babilonesi - russi?) con valori incomprensibili.
- Ha ricordi stinti del periodo dei Taliban: a differenza degli occupanti Inglesi e Russi – che pretendevano di comunicare con le entie afghane ma che in realtà risultavano agli occhi del popolo come marziani, non avendo un linguaggio neppure in parte comune (una religione diversa, valori diversi, un’economia non compatibile, un a concezione di stato diversa, ecc ecc) – i Taliban parlavano la loro lingua e la religione era prossima. Pure il sistema politico teocratico, anche se osteggiato, era comprensibile alla cultura locale.  Il sistema occidentale no.
- Ahmed frequente una madrassa, l’unico tipo di istruzione disponibile è la scuola religiosa.   Il radicalismo islamico dipende come sempre dall’uomo che dirige la scuola.     L’islam è una religione datata come l’ebraismo ed il cristianesimo: il concetto di stato che detiene il monopolio della violenza è recente e le culture nel cui ambito sono stati prodotti i testi (le costituzioni) di tali religioni non emarginavano l’uso della violenza (in casa su minori e donne da parte del dominus, sugli schiavi, sui membri di altri clan, ecc ecc) – vedi lettura su abramo.
Ahmed comunque ha un sacerdote- muhlla insegnate che definiremmo – in modo errato - con parametri occidentali un islamico-moderato      non è vero che l’islam è una religione di pace come non è vero che il cristianesimo sia stato una religione di pace (Ippazia, il dio degli eserciti)
La religione ha occupato spazi che erano lasciati liberi dallo stato e dal pensiero positivo e razionale (filosofia)
Una religione che in una fase iniziale accetti un certo grado di violenza non è detto che permetta una riflessione filosofica che la porterà a divenire motore di sviluppo per una filosofia che potrà evolversi in pacifista (per rispondere al bisogno di sicurezza e stabilità dell’essere umano, che comunque come richiesta del singolo viene dopo una serie di bisogni più urgenti).
Falso religione = non violenza, né per cristianesimo, né per ebraismo, né per islam
- Fahran, con la possibilità data dal relativo benessere della famiglia di sfuggire al lavoro che impegna ed esaurisce fisicamente e psichicamente la maggior parte dei membri della sua comunità, ha il tempo per riflettere ed intuire le priorità delle domande che si fa il singolo della sua comunità.   Capisce che:

1) nessuno dei gruppi di potere in AFGH ha le risorse materiali ed economiche per soddisfare le domande più urgenti del popolo (facile accesso al cibo, alle riserve idriche, lavoro con remunerazione che affranchi da una schiavitù della gleba che interessa tutto il nucleo familiare, possibilità per tutti di raggiungere un minimo di benessere).
2) la religione islamica rimane l’unico linguaggio con cui si può comunicare con il popolo, ma nessuno dei gruppi di potere e di pensiero dei muhlla (i grandi sacerdoti di israele) è riuscito a dare un’interpretazione che dia risposte alle domande più urgenti del suo popolo
3) I muhlla più integralisti ed i Taliban – farisei che propongono un’interpretazione dogmatica dell’islam sono i veri nemici che impediscono un’evoluzione delle ….    E’ con loro che Ahmed se la prende.
- Amehd, che pure ha studiato nella Madrassa e che potrebbe entrare per cooptazione nelle gerarchie religiose con buone possibilità di farci carriera, rifiuta perché significherebbe accettare una gerarchia ed essere accusato di collusione.   Ahmed è più vicino ai predicatori mendicanti, i san giovanni che urlano nel deserto, la cui amicizia non compromette.
- L’adolescenza di Amhed libero dalla schiavitù del lavoro fa si che le sue frequentazioni si limitino a 3 gruppi di persone:
1) i figli come lui della piccola borghesia, dei quali non condivide i valori
2) i disperati dei disperati, coloro che non hanno neppure un lavoro nei campi: storpi, inadatti, disadattati con problemi psichici e fisici, persone sulle quali è facile far presa con un poco di cultura
3) i rivoluzionari: coloro che rifiutano il sistema e dunque non si integrano (violenti o predicatori solitari)
- Nel pieno della sua adolescenza l’invasione della coalizione occidentale.
- Amhed non capisce, al di là della lingua manca una cultura condivisa per dialogare con gli occidentali che sono visti come qualcosa di estraneo con cui non mescolarsi.  Non accettare la loro … (date a Cesare quel che è di Cesare) e neppure combatterli: se ne andranno da soli perché qui non c’è nulla per loro.
- Combatterli è creare ulteriori sofferenze al popolo, dunque attaccare verbalmente gli estremisti (taliban o no che siano).
- La lotta di classe (più che di religione tra i sacerdoti ed il nuovo pensiero di Amhed)
- Il pensiero di Ahmed, anche se non risponde alle necessità immediate e materiali del suo popolo, rappresenta la speranza di un’alternativa, che seppur lontana interpreta meglio il bisogno di speranza del popolo rispetto alle interpretazioni dell’islam esistenti.
- Amhed ha seguaci perché i reietti non sono occupati nella lotta quotidiana per la sopravvivenza e la natura anarchica del suo pensiero non esclude nessuno dalla partecipazione attiva.
- La sua predicazione da fastidio al clero locale (sovversione dell’ordine) ma è ignorata dalle gerarchie
- Il tutto precipita quando i rivoluzionari (che speravano in un alleato per una lotta violenta) confrontano il suo pensiero con quello taliban e capiscono che può essere un ostacolo.
- Amhed viene svenduto ai muhlla: i rivoluzionari lo presentano come un pericolo e lo screditano. Ma non è abbastanza pericoloso per condannarlo o organizzare un’operazione contro di lui
- Un giuda indicherà ai servizi di informazione della coalizione la sua posizione presentandolo come un taliban (giocando sulla confusione degli occidentali: è un sovvertitore dell’islam moderato – collaborazionista, quindi pericoloso.  Rifiuta il dialogo, predica di non accettare i doni degli occidentali, di dare a cesare quel che è di cesare) .  la sua gente è un gruppo integralista per gli occidentali che organizzeranno un’imboscata per neutralizzarlo. Le informazioni che saranno passate ai servizi lo presentano come armato e pricoloso. Meglio non avvicinarsi per l’integrità dei soldati occidentali sotto le televisioni e con mamme preoccupate a casa.  Sarà un’operazione di sterilizzazione (come molte altre migliaia sono eseguite tutti i giorni dalle nostre forze di pace), un cecchino occidentale che risolverà il problema.
- Amhed muore perdonando il soldato: deve far capire ai suoi che non è lui il nemico, ma gli afghani devono combattere contro i loro stessi pregiudizi.
- Il tempo passa ed un soldato della coalizione – novello san paolo -, senza averlo conosciuto, ne interpreta il pensiero e la storia con il paraocchi della propria cultura.   Con i mezzi di comunicazione, economici e politici a sua disposizione internazionalizza la sua personale visione che fa breccia perché rappresenta un’alternativa  al pensiero occidentale che segue il suo percorso di decadenza (curva di vita del prodotto).
- Il pensiero originale di Amhed è completamente stravolto: Amhed parlava agli afghani di etnia Pasthun e si occupava solo del suo territorio.  L’universalizzazione del suo pensiero non poteva neppure concepirla perché tale atto richiede una cultura che Ahmed non aveva.
- Il musical si chiude con la constatazione che la contaminazione del pensiero occidentale con un pensiero retrogrado ma con spunti originali ha permesso ancora una volta la sopravvivenza della ns cività.
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JCSS: Israele 1960 è una nazione organizzata che combatte per conservare uno stato creato cancellando la realtà di uno stato preesistente: guerra politica prima che religiosa.  Non è paragonabile alla situazione della palestina.

Ruolo dell’esercito italiano e non astio da parte di Gesù nei confronti dei soldati (rispetta i soldati e fa un miracolo ad uno di essi)
Far interpretare la parte ad un soldato italiano che ha fatto missioni all’estero ma non in Afghanistan per evitare di trasformarlo in obiettivo.


Critica alla chiesa di oggi.
Lettura su abramo (?) con shiava nera egiziana da cui ha avuto un figlio. La moglie non vuole che il suo figli legittimo giochi con il figlio della concubina e chiede di allontanarlo. Abramo non vuole ma gli compare un angelo che gli dice di dare retta alla moglie: di abbandonare la concubina nel deserto con il figlio con un otre d’acqua e poche vivande.  Ci penserà dio a fare di lui il capo di una nazione.
Abramo abbandona la concubina nel deserto e quando stà per uccidere il figlio per risparmiargli un’agonia straziante viene salvato.
Valori profondamente diversi da quelli che proclamiamo oggi, tuttavia il libro è alla base della nostra civiltà.

Paragone con i valori proclamati oggi in Afghanistan





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2020  La frequenza dei numeri palindromi nelle diverse basi (numerazione binaria, terziaria,.. decimale, esadecimale)                 Espa...